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Lo spettacolare Uomo Ragno #4

Vibrazioni 1

 

di Vale AlbaDiggi

 

Il cuore batté più forte e tremando trasmise l’onda in tutto il corpo. Gli occhi, pulsando dietro le palpebre chiuse, immaginarono un mondo diverso, solo per un attimo, per un momento insulso e patetico. E in quel bailamme di vibrazioni, così simile ad una danza tribale, tutto divenne possibile, anche che i sogni si avverassero.

 

Nel furgone l’attività era frenetica. Alcuni degli elementi erano nuovi a rapine e crimini in genere, ma Wearon, l’organizzatore, li aveva scelti solo perché avevano una buona mira.

“L’importante è uscire dalla banca. Le vittime, non sono un mio problema. Era la sua frase più frequente. Spietato e senza scrupoli, Wearon, fino a quel giorno, era stato più che altro il tirapiedi di qualcuno, ma ora aveva scelto di cambiare, con quella rapina.

- Ehi, voi! – gridò a due uomini in un angolo del furgone – Siete pronti? –

Uno dei due uomini rispose indossando una maschera azzurra, simile ad una saetta:

- Mi sto già lavorando la rete elettrica. – il suo nome era Max Dillon. Nel piano, il suo compito era quello di utilizzare i suoi poteri da Electro per dirottare l’elettricità, privando la banca dell’allarme, ma contemporaneamente Max doveva dare energia agli apparecchi in funzione nell’edificio perché nessuno si accorgesse del blackout.

- Sbrigati, indossa il tuo costume. Fra poco avrò finito. – fece Electro rivolgendosi al compagno alla sua sinistra: Herman Schulz, Shocker. Anche lui, come Dillon, era stato ingaggiato da Wearon, per quella rapina, ma a differenza del suo compare, Herman non sopportava l’ex-tirapiedi che gli dava ordini. Shocker osservò sconsolatamente la banca che avrebbe rapinato di lì a poco. Una rossa mozzafiato in tallieur ne uscì, in quel momento, lasciando passare un padre e una bambina di circa sei anni che entravano.

- Fatto. Potete andare. – disse Max.

- Muoviamoci! – gridò Wearon aprendo i portelloni e facendo scendere tutti. Herman fu l’ultimo.

 

Peter Parker si rigirò nel letto, avvicinandosi a sua moglie. Il senso di ragno prese a pizzicare.

Nessun pericolo. Solo la sveglia che subito dopo il suo trillo riprese la sua esistenza meccanica. Peter si alzò pigramente, e aprì la finestra mentre Mary Jane lo implorava di non farlo.

- mmmnnoooooo! -

- Amore…scuola…bacino…May… - mugugnò lo stupefacente supereroe, schivando grazie ai suoi riflessi una cuscinata di sua moglie. Ancora in stato catalettico, dopo una battaglia con due aspiranti supercriminali avvenuta la notte prima, Peter perse più di tre quarti d’ora in bagno, perdendo conoscenza un paio di volte per la stanchezza. Solo di fronte al caffè, comparso miracolosamente nelle sue mani, il giovane Parker riprese del tutto conoscenza e si rese conto di dover uscire in fretta, avendo all’incirca due minuti per recarsi al lavoro. In un attimo indossò i suoi abiti civili, poi corse in soffitta, il luogo più in alto.

“Volteggiando dovrei recuperare il tempo perso…diamine! Il costume!” si era dimenticato di indossarlo sotto i suoi vestiti. Rapido, lo indossò alla cieca, sperando di non sbagliare verso, trovandosi con il ragno grande e rosso davanti. Prese dei lanciaragnatele mezzi scarichi da un baule, le tele organiche non sarebbero mai bastate fino all'università;  Peter non si era mai veramente deciso ad abbandonare quel sistema da lui inventato, un po’ per nostalgia e un po’ per praticità; l’unico problema erano le sue filiere naturali, che a volte, ingrossandosi rendevano scomodo l’utilizzo di quei bracciali, perciò era stato costretto ad allargare le maglie di chiusura. Ad ogni modo avrebbe potuto sfruttare il composto organico con relativa scioltezza, se non fosse che consumava troppe proteine.

“Sono…troppo in ritardo!” pensò Peter. Un secondo dopo schizzò fuori a gran velocità.

 

- Fermi tutti! Mani in alto! – gridò Wearon. Tutti nella banca provarono un tuffo nel cuore, mentre i rapinatori passavano in mezzo alla folla, vestiti di nero e incappucciati, meno che uno, con un costume giallo simile ad una trapunta. Fu proprio questo a parlare rivolgendosi a Wearon:

- Forse sarebbe meglio che li facessi stendere a terra W. -

Wearon fulminò Shocker con un’occhiata attraverso il passamontagna.

- Pensa a far saltare il caveau. – sibilò.

Intanto la bambina che Herman aveva visto entrare con il padre poco prima, si era messa a piangere; Wearon, visibilmente infuriato, ordinò di farla tacere. Uno scagnozzo la prese bruscamente, scotendola e gridando.

- Jenny! – urlò suo padre, ma fu subito bloccato da un altro criminale.

- Scansati. – disse Shocker al tizio che teneva la bambina, spingendola verso il padre. La piccola continuò a piangere.

- siete…cattivi…persone cattive…-

Wearon la prese brutalmente per zittirla.

- Lasciala bastardo! – gridò il padre colpendo l’uomo che lo tratteneva e facendosi avanti. Wearon sorrise, poi alzò la sua Glock 17 e sparò due colpi contro il genitore. Qualcuno gridò mentre il corpo privo di vita si accasciava a terra, coprendo il pavimento di sangue; Jenny corse subito verso suo padre, macchiandosi il vestitino candido di sangue.

- Papà! Papà! -

- Procediamo. – fece serio Wearon.

- Svegliati…papà…svegl… - due bottoni vennero premuti.

L’aria sembrò esplodere, mentre Wearon volò lontano, contro una parete. Shocker aveva colpito.

- Che ti prende, amico? – fece uno degli uomini del criminale, bloccando Herman; un attimo dopo il tizio fu investito da un’ondata di vibrazioni che lo misero fuori gioco.

- ahhh…. – mormorava Wearon mentre cercava di riprendersi. Quando infine mise a fuoco l’uomo con il costume anti-vibrazioni che gli stava davanti, la sua rabbia esplose.

- Ti sei bevuto il cervello, stronzo? Pensi che solo per aver costruito quegli affari che porti alle braccia, puoi giocare a fare il boss? O ti dispiace per la bambina? Oh, andiamo, avrai fatto cento volte di peggio! Sei una carogna ben peggiore di me! -

Herman sollevò l’uomo sopra la sua testa, poi accese uno dei suoi congegni. Tutti i criminali cominciarono a sparare contro di lui, ma inutilmente, dato che le pallottole gli rimbalzavano contro.

- Che diavolo… - fece Wearon, ma finalmente Shocker parlò:

- Il mio costume assorbe le vibrazioni. Anche quelle dei proiettili. -

- Che hai intenzione di fare, Herman? –

- Non lo so ancora. Tu per il momento muori. – Wearon andò a sbattere di nuovo contro una parete, stavolta con più violenza.

 

Spidey, nelle sue insolite vesti, volteggiò per un paio di isolati. Era terribilmente in ritardo, ma non c’erano speranze di arrivare all'Empire State University in due minuti. Superato il ponte di Williamsburg notò un certo trambusto su Yancy Street, nei pressi di una banca.

“Oh, no!” pensò l’amichevole Uomo Ragno di quartiere notando Shocker che usciva dall’edificio “Per lo meno non sarà una cosa lunga. Devo muovermi in fretta, o noteranno i miei abiti civili…”

 

Herman uscì dalla banca, provocando un fuggi-fuggi generale dei curiosi che si erano accostati all’edificio. Electro, vedendo il criminale da solo, uscì dal furgone dov’era rimasto, gridando:

- Che sta succedendo, Herman? -

- Wearon…è un idiota… l’ho sistemato…ora metti in moto e filiamo. -

- E i soldi? Sei impazzito? -

- Metti in moto, Max! -

- Ehi, posso fare da paciere? – gridò Spidey, planando sui due. Shocker lo colpì al volo con una scarica di vibrazioni.

- Non abbiamo tempo per combattere. – disse poco prima che Electro tentasse di fulminarlo. I raggi elettrici del criminale rimbalzarono sul costume di Herman.

- Ma… - fece Dillon stupito.

- Peggio per te. – fece serio l’altro colpendolo.

L’Uomo Ragno, che intanto si era rialzato, vide tutto.

- Non so cosa abbiate voi due, ma è ora di smettere di litigare e… - il senso di ragno pizzicò e Peter riuscì appena a scansare un’altra scarica di vibrazioni. La polizia irruppe nella scena a sirene spiegate, mentre Herman  Schulz, saltando sul furgone, partì a tutta velocità.

“Dove credi di andare, Herman?” pensò il ragno umano saltando verso il furgone e premendo il tasto del suo lanciaragnatele ottenendo solo un lieve sibilo.

- Niente Thwip? Perché non fa Thwip? – si chiese Spidey, precipitando nel vuoto. In un attimo, l’aracnide umano si sfilò il lanciaragnatele scarico e usando una tela organica bloccò la sua caduta.

 

Guardando dietro di sé, Herman Schulz non vide nessuno che lo inseguiva.

“Che diamine mi è preso?” Pensa accelerando.

 

Quando Peter arrivò finalmente al lavoro, diede il via ad una serie di scuse e giustificazioni per il suo ritardo, senza concentrarsi su quel che diceva; continuò così anche quando fu in classe.

- Perciò vi ripeto sempre che la chimica… - si ritrovò a dire a un certo punto bloccandosi.

“Cioè la polizia ha fermato me! ME!” pensava “Invece di inseguire Shocker ha cercato di arrestarmi! Voglio dire…è pazzesco che si ripeta tutte le volte…come è pure pazzesco che Shocker abbia steso quel tizio nella banca; santo cielo, l’hanno portato in ospedale davanti a me e ancora gridava, o meglio rantolava, che gliel’avrebbe fatta pagare. Perché ha fatto una cosa del genere? Herman non ha neanche preso dei soldi, non voleva accaparrarsi tutto…è come se…”

- Mister Parker? Mister Parker? – fece uno dei suoi allievi – Si sente bene? -

- Uh…benissimo… - Peter aveva smesso di parlare senza rendersene conto -…beh…ho notato che non eravate attenti e per attirare l’attenzione…ora che mi state realmente a sentire riprendiamo il discorso… - 

 

La casa di Herman Schulz era organizzata più come un laboratorio che come una casa. Negli ultimi anni infatti il criminale era entrato in una delle sue tante fasi di “evoluzione” cercando di migliorare le sue unità vibratorie e il suo costume.

“Quei corsi di elettronica mi sono stati utili…” constatava Shocker sistemando l’ultimo sistema di controllo nel bracciale. “Maggiore potenza, minore rinculo di vibrazioni, sistemi elettrici…ahhh! È inutile cercare di ignorare il problema; ho dato di matto stamattina! Ma che mi è preso? Cioè, quella bambina…non…era giusto quello che stava succedendo, lo so, ma…non me ne è mai importato nulla!” Prendendo un bottiglia di birra, Herman si avvicinò alla finestra, continuando a riflettere.

“Mi sto istupidendo con l’età? O intenerendo? Oddio, ti prego, no! Non sono come quegli idioti in calzamaglia che vanno chiacchierando di usare i propri poteri per il bene dell’umanità…però diamine, quella bambina!”

Un lieve bagliore si accese sulla strada, facendosi subito più grande. Una scarica a 9000 volto sfiorò appena il vetro della finestra di Herman, caricandolo con una scarica elettrostatica e facendolo scoppiare.
- Ehilà, Herman! Pensavi di scappare a Electro? –

 

- …e allora Mr. Patata arriva e vuol dire la sua… - fece lo spettacolare Uomo Ragno, rivolgendosi a sua figlia. Intanto MJ era in bagno, a prepararsi per una serata speciale, tutta lei-suo marito-e May. Una di quelle serate, che, anche se non sensualmente cariche, la divertivano sempre. Improvvisamente il telefono squillò.

- Peter puoi… - disse Mary Jane.

- Pronto? – fece suo marito; MJ si rese conto che il telefono si trovava a due stanze di distanza dalla camera di May e che aveva squillato una volta sola. Regolare amministrazione per uno con una velocità di ragno.

 - Casa Parker…ehm, Peter? – fece la voce dall’altra parte del telefono.

- Terenzio? – chiese il supereroe; era Terenzio Oliver Rucker, tenente della divisione investigativa crimine organizzato.

- Si sono io; scusa se ti chiamo a casa, ma abbiamo ricevuto una chiamata. Sembra che Shocker e Electro se le stiano dando di santa ragione. Siamo bloccati nel traffico e… -

- Ho capito, non aggiungere altro…- fece Peter, preoccupato per quanto stava accadendo.

 

 

- Aaaargghhh! – gridò Shocker investito da una scarica elettrica. Cercando di non perdere conoscenza, afferra l’ultima parte del suo costume e la indossa isolandosi dall’attacco di Electro.

- Quei soldi erano anche miei! Miei, capisci? Hai mandato tutto a monte solo per fare l’eroe! -

- Max, ascolta… -

- No! Non voglio sentirti! Non le tue parole da eroina in calzamaglia! -

- Dillon! – gridò Shocker.

- Cosa? -

- IO NON SONO UN EROE!!! – le vibrazioni investirono Electro in pieno, facendogli saltare un incisivo, due molari e la maggioranza delle cablature elettriche che controllavano i suoi poteri. I fulmini fuoriuscirono dal suo corpo senza controllo, rimbalzando sul costume di Herman.

- Mi sono perso qualcosa? – disse l’Uomo Ragno, volteggiando verso i due criminali. I colpi di Electro, ormai controllati più che altro dal caso e dalla concentrazione di metalli, divennero subito il problema principale.

- Vattene, ragno! – gridarono all’unisono Schultz e Dillon.

- Almeno vi ho messi d’accordo su una cosa! -

Peter sparò due tele, imbozzolando le unità vibratorie di Shocker, poi si lanciò verso Electro e lo agganciò con un paio di tele, trascinandolo fuori dalla finestra.

“Devo tenerli lontani e renderli innocui. Pensò, tirando Dillon su un tetto e coprendolo di ragnatela.

- Ok, Max…tu sei il più chiacchierone fra i due. Ora mi spieghi che vi sta succedendo? D’accordo, tu ed Herman non siete mai andati d’accordo, ma… -

- Senti, amico, quello si mette a giocare all’eroe durante l’affare che mi potrebbe sistemare la vita e io devo lasciarlo fare? È un idiota, ecco cos’è. Un sicario fallito, un criminale di serie C2! Ha speso tutto quello che gli restava per perfezionare quel costume, ma rimane sempre un fallito. -

- E tu saresti il grande uomo, vero Dillon? Sei quello forte, no? –  

- Io almeno non sono lui. -

- Sai, mi ricordi i miei compagni di liceo. – un paio di costole di Electro emisero un lieve “crack!”

 

Herman si avvicinò ad uno scaffale colmo di provette, ne prese una fra i denti e aiutandosi con le mani intrappolate nella tela la aprì. Il liquido che si versò sull’ammasso di ragnatela sciolse il polimero a lunga catena, liberando il criminale.

- Bel trucchetto, Shocker. – fece Peter dietro di lui.

- Enzimi litici, me lo ha insegnato Mysterio. -

- E quello che hai fatto in banca? Anche quello è un’idea di qualcun altro? -

Schulz non proferì parola, si avvicinò al suo nemico e si sfilò la maschera.

- Negli ultimi mesi, ho speso tutto quello che avevo e ho fatto questo. Vedi le cuciture su tutto il costume? Sono fibre di vibranio. Mi sono costate un occhio della testa, come pure il materiale che ho qui, tutto per essere al massimo; è stato un investimento, in quella rapina dovevo rifarmi almeno di una parte dei soldi. -

- E che è successo? -

- È successo che…che…che io lavoro pulito! Non uccido perché sono nervoso. -

- Invece quel tipo che hai steso oggi si? -

- So dove vuoi farmi arrivare. No, non sono diverso da lui. -

- Herman c’è… - il senso di ragno pizzicò -…c’è qualcosa che non va… -

La porta d’ingresso cadde a terra, sfondata. Entrarono tre uomini, massicci, dall’aspetto poco rassicurante.

- Dobbiamo proprio farlo? -

- Dillon lo ha distratto, ora tocca a noi. Non avrai mica paura di quell’idiota di Schulz? -

- Ho visto l’Uomo Ragno, ne sono certo. -

- Complimenti, vista d’aquila! – fece Peter, colpendo il tizio con un calcio volante. Gli altri due estrassero le loro armi, fucili a raggi; Herman premette un pulsante e un brutto ceffo fu a terra.

- Insieme Herman? – chiese l’Uomo Ragno.

- Ma vaff… - rispose l’altro.

La battaglia non durò a lungo, i sicari erano stati una cattiva scelta, ma forse ce l’avrebbero fatta senza la presenza dell’aracnide umano.

- Non mi piace. – disse Shocker, alla fine.

- Vorrei vedere! – ribattè Spidey.

- Intendo dire…Wearon, il tizio che ho steso alla banca…sono certo che non è stato lui a mandarli. -

- Come fai a stabilirlo? -

- I fucili a raggi. W. usava pistole a proiettili, non aveva i mezzi per questi aggeggi, perciò ha chiamato Max e me. E poi…c’è qualcosa sotto, Uomo Ragno. -

- Che vuoi dire, Herman? Sei troppo criptico. -

- Stamattina, durante la rapina, Wearon sembrava nervoso, più aspro del solito. E giurerei che…che l’omicidio di quell’uomo era premeditato. -

- Scusa? -

- Wearon ha iniziato a occhieggiare il tizio da quando siamo entrati in banca ed è stato lui a provocare la reazione del padre. La rapina era un pretesto, secondo me. -

- Allora dobbiamo scoprire chi era quell’uomo. Che sai di questo Wearon? -

- Era un tirapiedi di uno grosso, non ne so molto. Per questo non mi piace. -

- Forse potremmo scoprire qualcosa di più… -

- “Potremmo”? -

- Insieme. -

Herman si piantò davanti al suo avversario, squadrandolo con occhi seri.

- Perché? – chiese.

- Perché cosa? -

- Max è incollato sulla terrazza di un palazzo, lo hai persino pestato…perché non riservi lo stesso trattamento anche a me? -

Peter non rispose.

- È per quella bambina, vero? – chiese infine Shocker.

- Si. -

I due restarono in silenzio, guardandosi l’un l’altro.

- Patetico. – concluse il criminale – Sapevo che me ne sarei pentito amaramente. -

- Non farmi pentire d’averti dato fiducia. Dovresti essere fiero di ciò che hai fatto. -

- Lo sarei, se non me lo facessi capire con il tuo tono di voce. È…è umiliante, quasi. L’ho fatto perché mi è venuto istintivo, non perché ho degli ideali o cose del genere. -

- Pessima argomentazione da portare davanti ad un giudice durante un processo per rapina… -

- Ehi! Discorso chiuso. -

- D’accordo, sentiamo invece questi simpaticoni… - fece Peter, sollevando l’unico scagnozzo ancora in stato di semicoscienza.

- Ehi, ehi…mi senti? – disse Spidey.

- mmmmhhhmmm… -

- Vorresti essere così gentile da dirmi chi vi manda? -

- Crlznt….Crlfgjmmm… -

- Shocker…potresti colpirlo di nuovo, per favore? -

- nnnnnooooo….C….Carl…Carl Zante… -

Quella notte, quando la polizia arrivò sul luogo del crimine, trovò due criminali stesi a terra, e il terzo seduto su una sedia con in testa un cotillon di ragnatela con un bigliettino.

Ha fatto il bravo bambino

 

Fine I parte

Nel prossimo numero: chi era la vittima di Wearon? Cosa c’entra Carl Zante in tutto questo? In più la cattura di Electro e le conseguenze.